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Trento, 23 gennaio 2008
BOATO: LA CRISI SCATENATA DA VELTRONI
Attacco a Tonini: «Per colpa del Pd in Trentino perderemo i senatori»
da l’Adige di mercoledì 23 gennaio 2008

L'uscita di Clemente Mastella dalla maggioranza e il futuro del governo Prodi legato a un voto di fiducia, domani al Senato, ad altissimo rischio, oltre alla forte preoccupazione sta scatenando anche recriminazioni e accuse all'interno della maggioranza. Il deputato trentino Marco Boato (Verdi) non esita infatti ad attaccare «la coppia Veltroni-Tonini», attribuendo al segretario del Pd e al suo consigliere forti responsabilità per questa crisi a causa della loro idea di un Pd a «vocazione maggioritaria» che dice di volersi presentare alle prossime elezioni da solo.

«Considero irresponsabile - dichiara Boato - il comportamento di Mastella a fronte dell'assoluta lealtà di Prodi, ma già da sabato scorso personalmente ho temuto che precipitasse la situazione dopo aver ascoltato le parole di Walter Veltroni, quando ha detto che il Pd era pronto a presentarsi da solo. Ritengo che siano state queste parole, in un momento delicatissimo della maggioranza, a dare la spallata a Prodi. Credo che Veltroni abbia commesso un clamoroso errore politico sottovalutando le ripercussioni che questo avrà anche nel Pd, perché se lo avesse fatto apposta sarebbe un pazzo».

Boato si definisce sconcertato dalla linea del segretario del Pd a rincara la dose attaccando anche il senatore Giorgio Tonini, componente dell'esecutivo nazionale del Pd: «La strategia di Veltroni e Tonini mi sembra il suicidio collettivo. Se si andrà a votare il 6-7 aprile prossimo e il Pd si presenterà da solo ci saranno ripercussioni anche in Trentino. C'è la certezza di una clamorosa sconfitta del centrosinistra, con la perdita certa di tutti i senatori, come nel '94>, quando non c'era l'Ulivo e Tonini stesso perse. Gli consiglio di trovarsi subito un altro collegio dove candidarsi».

Il senatore Giorgio Tonini, però, difende la linea del Partito democratico: «Le dichiarazioni di eltroni non hanno cambiato nulla perché lui ha sempre detto che vogliamo presentarci da soli. La vera ragione della crisi sta nel fatto che ci sono forze politiche nella maggioranza, che considerano pericoloso il referendum e inaccettabile una legge elettorale che li costringa a unirsi per superare la soglia e dunque la frammentazione». «C'è qualcuno forse che pensa - sostiene Tonini - che a fronte del fallimento dell'attuale centrosinistra ci possiamo presentare alle elezioni con una coalizione che va da Pecoraro Scanio a Turigliatto? Io così in val di Non non prenderei neanche un voto. In questo casi sì avremmo la certezza di perdere e il Pd ne uscirebbe maciullato. Presentandoci da soli potremmo avere una speranza di vincere a fronte di un Berlusconi che si vuole ripresentare per la quarta volta con una coalizione vecchia in tutto».

Il deputato del Pd, Mauro Betta , preferisce concentrasi sull'oggi e l'obiettivo di salvare il governo Prodi. «Tutti noi parlamentari del Pd - spiega - abbiamo partecipato a un incontro con Veltroni e Prodi nel quale abbiamo fatto sentire forte vicinanza e calore al premier. Il segretario ha difeso il governo con grande determinazione precisando che non ci sono subordinate e tutti gli sforzi ora saranno concentrati sulla ricerca dei numeri al Senato. Non è un'impresa impossibile. Sono fiducioso». Sul fronte del centrodestra, invece, si attende al varco la fine dell'«agonia» del governo Prodi.

Per la Lega nord non c'è alternativa alle elezioni anticipate. «Non c'è altra possibilità - sostiene il deputato Maurizio Fugatti , segretario trentino della Lega nord - né governi tecnici né governi istituzionali. Bisogna andare subito a votare, con la legge elettorale attuale. Prodi si è presentato come un extraterrestre alla Camera, ha disegnato un Paese che non esiste e ha fatto un discorso surreale. Deve prendere atto che ha fallito e dimettersi, mentre il presidente della Repubblica Napolitano deve sciogliere immediatamente il Parlamento».

Non è dello stesso avviso il senatore di Forza Italia, Giacomo Santini per il quale: «Non possiamo andare a votare con questa legge elettorale perché è un rischio anche per noi, ci può costare un 20% di voti. Per questo devo dire che qui al Senato il clima generale anche tra di noi non è di euforia totale. Io lascerei a loro il governo per altri sei mesi così si pelano anche alcuni problemi sul fronte sociale che sono aperti e intanto facciamo la legge elettorale. Poi, subito al voto».

 

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